Un incontro a Vientiane, Laos

In Vientiane, Laos

Brad ha quarant’anni ed è nato e cresciuto in Alaska. Ha imparato a nuotare e pescare in quelle acque gelide, la sua pelle è ruvida e rubizza. I suoi occhi sono piccoli e si muovono rapidi dietro le lenti degli occhiali dalla montatura d’oro. L’abbiamo incontrato in ostello a Vientiane, la capitale del Laos; era lì all’insaputa della moglie che lo credeva a Bangkok. Con quella faccia da furbetto pensavamo che a spingerlo fino in Laos fosse qualche stato qualche amorazzo o qualche voglia proibita, ma il segreto che custodiva era d’altra natura, di un romanticismo scomparso: era sulle tracce di un anello antico di secoli, che portasse iscritte, in quella lingua Lao che davvero sembra la lingua degli elfi, le parole d’amore per chiedere in sposa sua moglie ancora una volta. Stavano per trasferirsi a Tokyo con le due figlie adolescenti, perché lei aveva trovato un buon lavoro come insegnante di inglese. Brad fa un lavoro molto più particolare, è saldatore subacqueo. Non penso ce ne siano tanti al mondo. Di lì a un mese sarebbe partito con la sua squadra per l’isola del Giglio, a lavorare al recupero del relitto della Costa Concordia. Ha riso quando gli abbiamo raccontato di Capitan Schettino. Da contratto, non avrebbe potuto allontanarsi dalla base e scendere a terra – pare che alcuni suoi amici siano stati licenziati per aver ceduto al richiamo delle belle italiane e del limoncello al bar. Il suo è un lavoro molto duro, perché dopo aver indossato lo scafandro ed essersi immerso deve rimanere per molte ore nelle acque nere come la notte, senza poter mangiare né bere. I mesi in cui è in mezzo al mare vive con i suoi compagni in regime cameratesco, parlano di donne, trasudano virilità repressa e giocano con le prese della corrente. Ma Brad ama il suo lavoro e parla di quello che fa con un misto di arroganza e orgoglio. Chissà se ha trovato l’anello che cercava, chissà se è riuscito a fare una capatina al bar del Giglio ogni tanto.