Cosa mangiare a Parigi. Sapori dal mondo

Continua il viaggio gastronomico per le vie di Parigi, alla ricerca dei suoi colori&sapori meno scontati. L’area metropolitana di Parigi è una delle più multiculturali d’Europa: secondo l’Istituto nazionale francese di statistica, il 20% delle persone che vivono nella città di Parigi sono immigrati e il 41,3% delle persone fino a 20 anni ha almeno un genitore immigrato. Dal 1820 circa in poi, anno dell’arrivo in massa dei contadini tedeschi in fuga dalla crisi agricola del loro Paese, le ondate migratorie hanno seguito il corso della storia: italiani ed ebrei dall’Europa centrale lungo il XIX secolo, russi dopo la rivoluzione del 1917, armeni scampati al genocidio, abitanti delle colonie durante la prima guerra mondiale, polacchi tra le due guerre, spagnoli, italiani, portoghesi e nordafricani dagli anni ’50 e gli anni ’70 del Novecento, ebrei sefarditi, africani e asiatici negli ultimi decenni. Basta prendere la metropolitana in qualsiasi giorno a qualsiasi orario, per rendersi conto della varietà di volti e tratti che caratterizza la popolazione urbana.

Ogni popolo e cultura porta con sé le proprie usanze e tradizioni, i propri saperi e sapori. La grande bellezza di Parigi per me sta anche in questo: e quale modo migliore di assaggiare questa caleidoscopica ricchezza, se non… a tavola? Ho scelto qualche indirizzo tra i miei preferiti, l’elenco ovviamente non è esaustivo, ma non escludo una prossima puntata…

Les Pâtes Vivantes de Paris Les Halles, 3 rue de Turbigo

Les Pâtes Vivantes, Rue de Turbigo
Les Pâtes Vivantes, 3 rue de Turbigo – Paris 1er

Effettivamente il nome di questo ristorante cinese, “le paste viventi”, è un po’ inquietante – potrebbe essere benissimo il titolo di uno di quegli horror fantascientifici di serie Z che piacciono tanto a mio padre. Credo che il nome sia dovuto al fatto che qui i noodles sono talmente freschi da sembrare vivi: vengono infatti preparati in vetrina dai concentratissimi e abili cuochi che li impastano, maneggiano, allungano fino all’inverosimile, tagliano e lanciano per aria, il tutto a una velocità supersonica. Uno spettacolo! La traiettoria dei noodles lanciati per aria prosegue nei ribollenti pentoloni e da lì nelle ciotole sotto forma di zuppe piccantine al punto giusto e piattoni saporiti con carne, pesce, verdure. I germogli di soia sono croccanti, i funghi succulenti. Non fatevi intimorire dall’ambiente un po’ kitsch, con gigantografie alle pareti di mastri impastatori raffigurati come cowboy intenti a roteare lazos di noodles…

Café de la Mosquée de Paris, 39 rue Geoffroy Saint-Hilaire 

Café de la Mosquée de Paris, 39 rue Geoffroy Saint-Hilaire – Paris 5eme

La Grande Moschea di Parigi fu costruita dopo la prima guerra mondiale, per rendere omaggio ai 70.000 musulmani morti combattendo per la Francia contro le truppe tedesche. Inaugurata nel 1926 nel 5° arrondissement, costituisce il più importante luogo di culto islamico della città e un fondamentale punto di riferimento per la vita culturale e sociale della comunità franco-musulmana. Il complesso, oltre alla moschea vera e propria, comprende una madrassa (la scuola islamica), una biblioteca, dei bellissimi giardini, un ristorante tradizionale di cucina dei Paesi del Maghreb, un café / salon de thé, un hammam riservato alle donne e una bottega di artigianato arabo. Non ho mai pranzato al ristorante (per una buona tajine posso consigliare il Traiteur Marocain del Marché des Enfants Rouge, di cui ho parlato nel post precedente), ma, se passate da queste parti, dovete assolutamente fermarvi per il tempo di un tè.

Il caffè della moschea è, secondo me, uno dei luoghi più belli e sereni di tutta Parigi. Soprattutto se vi ci indulgerete in una domenica primaverile, soleggiata e caldina, magari dopo una pigra camminata attraverso i fiori in boccio del Jardin des Plants, che sbuca proprio qui dietro. Si trova in un meraviglioso patio alberato, decorato da mosaici geometrici, dove gli unici rumori sono quello dell’acqua che scroscia nelle fontane e i pigolii degli invadenti passerotti a caccia di briciole tra le sedie e i tavolini blu. Un tè alla menta bollente e dolcissimo, ed è la pace dei sensi.

Chez Marianne, rue des Hospitalières Saint-Gervais 2

Chez Marianne
Chez Marianne, rue des Hospitalières Saint-Gervais 2 (all’angolo con Rue de Rosiers) – Paris 4eme

I falafel sono delle polpette fritte di ceci o fave con cipolla, aglio, prezzemolo e cumino, diffusi in tutto il Medioriente e in particolare in Palestina, Siria, Giordania, Egitto e Israele. I migliori di Parigi si trovano nel 4° arrondissement intorno a rue de Rosiers, cuore pulsante della comunità ebraica.

La sfida per il falafel più buono del Marais è in corso da tempo immemore ed è destinata a non giungere mai a termine: del resto de gustibus… non si discute! Anche se a giudicare dalla fila chilometrica che si forma intorno all’ora di pranzo davanti alle sue porte L’As du Fallafel pare condurre la classifica, il mio preferito è Chez Marianne, che si trova un po’ defilato all’angolo tra rue de Rosiers e rue des Hospitalières Saint-Gervais. Si può mangiare seduti all’interno oppure ordinare una pita direttamente alla finestrella che si affaccia sulla strada (a due passi c’è un giardinetto con le panchine, se non volete affrontare i vostri falafel camminando). Ogni morso è un’esplosione di sapori: il pane soffice, i falafel croccanti e profumati, le melanzane unte quanto basta, la salsa allo yogurt delicata e rinfrescante, l’equilibrio impeccabile di hummus, pomodori, cipolle, cavolo rosso e peperoncini verdi. Aggiungete un cetriolone in salamoia pescato dall’enorme barattolo poggiato sulla vetrinetta e qualche goccia di salsa piccante: libidine pura, rigorosamente kosher!

Tang Frères , 48 Avenue d’Ivry

Tang Frères
Tang Frères , 48 Avenue d’Ivry – Paris 13eme

Nel 13° arrondissement, intorno ad Avenue d’Ivry, si sviluppa la più importante Chinatown d’Europa. Proprio al 48 di questa via sorge il primo e più grande negozio Tang Frères, una catena di supermercati asiatici fondata nel 1981 dai fratelli Bou e Bounmy Rattanavan, arrivati a Parigi dal Laos solo qualche anno prima. Oggi è il più grosso importatore di prodotti alimentari asiatici in Francia, ha un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro e rifornisce la maggior parte dei ristoranti asiatici della capitale.

In tutto il quartiere si respira aria di Cina, ma varcando le porte del gigantesco Tang Frères di Avenue d’Ivry si viene catapultati in un’altra dimensione. La maggior parte dei prodotti in vendita reca sulla confezione scritte incomprensibili in cinese e in tutte le lingue d’Asia. Tang Frères è un universo colorato e sorprendente, dove ci si aggira tra barattoli dalle etichette misteriose, con immagini e disegnini che non si capisce cosa raffigurino, vivande varie in salamoia, sottovuoto, in lattina. Il reparto spezie & condimenti dà le vertigini! Mi aggiro tra i corridoi con la bocca aperta, osservando rapita le sciure cinesi che riempiono i carrelli della spesa e decidono cosa preparare per cena studiando i prodotti in offerta e le promozioni. I banchi di frutta e verdura fresca a prima vista sembrano più familiari, ma a guardare meglio mi accorgo che anche qui si trovano ortaggi inconsueti e frutti esotici. Su un banchetto abbiamo intravisto anche l’orrido durian 🙂

Pensavate che la soia fosse solo Kikkoman? Qua c’è una parete intera con decine e decine di marche diverse. Pensavate che all’Esselunga si potesse scegliere tra una gran varietà di pasta & riso? Pfui! Solo di noodles liofilizzati ce ne saranno più di trecento tipi: oltretutto non costano niente e sono velocissimi da preparare – per questo motivo io e Angelo ne avevamo fatto incetta prima di partire per l’interrail (avevamo accuratamente scelto i nostri gusti preferiti, ma alla ventesima busta mi sono convinta che hanno tutti lo stesso sapore… La prossima volta faccio come mio fratello e mi compro un cuoci riso elettrico).

Chez Heang – Barbecues de Seul, rue de la Roquette 5 

Chez Heang, rue de la Roquette
Chez Heang, rue de la Roquette 5 – Paris 11eme

Le viette intorno alla Bastiglia sono tutto un brulicare di bar, gastronomie e localini per tutti i gusti. Noi facciamo sempre tappa da Heang, un minuscolo ristorante coreano in rue de la Roquette, la cui specialità sono le grigliate di carne e pesce. Su ogni tavolino è incorporata una griglia, dove ognuno prepara il proprio cibo scegliendo come e quanto cuocerlo. La formula più economica costa circa 15 euro e prevede un’insalatina di mare, un piattone di fettine di manzo da grigliare e l’immancabile riso Bibimbap con verdure bollite, germogli di soia, uova e peperoncino. Altrimenti si possono scegliere combinazioni più ricche con petto d’anatra, capesante, gamberi e gamberoni – sempre da grigliare a piacere – oppure noodles e zuppe. Ordinate anche una ciotolina di Kimchi, la specialità coreana per eccellenza: si tratta di cavolo fermentato, speziato con zenzero candito e peperoncino. Ha un gusto strano, piccante e acidulo: non a tutti piace, ma almeno una volta nella vita bisogna provarlo…

A me questo posto piace molto perché, a parte il cibo ottimo e i prezzi contenuti, è conviviale e divertente partecipare attivamente alla preparazione della propria cena 🙂 Immancabilmente qualche fettina scivola giù dalla griglia e allora parte la missione di recupero con le bacchette – menomale che da piccola ero un asso a giocare a Shangai!

Cosa mangiare a Parigi. Francesità varie

Il mio ultimo viaggio a Paris è stato decisamente cibo-centrico e come volevasi dimostrare, a furia di baguettes imburrate a colazione, sono tornata a casa con un paio di chili in più. Non poteva essere altrimenti e tuttavia sono molto felice di aver ceduto alle lusinghe del colesterolo. La scena mangereccia parigina è da sballo, perché davvero si può trovare tutto quello che si desidera – dai panetti di foie gras al lok lak cambogiano – grazie alla varietà di cucine che prosperano in questa grande città multietnica e multiculturale. Et voilà il primo di due itinerari gastronomici parigini scrupolosamente selezionati, l’uno prettamente français e l’altro più esotico, per godere da mattina a sera del maestoso piacere del mangiare e bere bene. NB: sono una fille du Marais, quindi la maggior parte degli indirizzi gravita intorno al 3° arrondissement.

Boulangerie Le Moulin de Rosa, 32 rue de Turenne

Bonjour! Qual modo migliore di iniziare la giornata se non con un pain au chocolat fragrante? Ce ne sono a bizzeffe di panetterie a Parigi, a me piace molto questa boulangerie a due passi da Places des Vosges. L’inebriante profumo del pane appena sfornato vi stordirà con tutta la sua forza e vi costringerà a strafogarvi di croissants burrosi e viennoiserie varie.

Le Marché des Enfants Rouges e il Marché de la Bastille, rue de Bretagne e boulevard Richard Lenoir

Marché des Enfants Rouge, 39 Rue de Bretagne - Paris 3eme
Marché des Enfants Rouge, 39 Rue de Bretagne – Paris 3eme

Da Rue de Turenne proseguiamo fino a girare a sinistra in Rue de Bretagne, dove si trova l’entrata principale al Marché des Enfants Rouges (l’altra è su rue Charlot). Questo è il mercato coperto più antico di Parigi – pare che sia stato costruito nel 1615 per volere di Luigi XIII – e deve il suo nome alle casacche rosse dei bambini ospitati nell’orfanatrofio che si trovava nei pressi. Il Marché des Enfants Rouges è il cuore vibrante del quartiere, la place du village. Dal martedì alla domenica, qui si ritrovano le elegantissime sciure del Marais per riempire le sporte della spesa di  frutta e verdura, carne, pesce, salumi e formaggi (se volete imitarle, occhio ai prezzi! data la zona, è tutto molto caro). E’ piccolo ma molto animato, soprattutto verso mezzogiorno, quando i tavolini tutt’intorno al mercato si riempiono: molti dei banchetti infatti offrono la possibilità di mangiare sul posto e la scelta è ampia, tra specialità francesi, marocchine, italiane, libanesi, giapponesi. Il mio preferito è il Traiteur Marocain, che prepara delle tajine eccezionali e relativamente a buon prezzo. L’altro indirizzo imperdibile è l’Estaminet des Enfants Rouges, a mio parere uno dei bistrot migliori del quartiere. Come in ogni bistrot che si rispetti, la lavagna all’entrata illustra i tre o quattro piatti del giorno – sempre particolari e preparati con ingredienti freschissimi del territorio. La formule expresse midi (plat du jour+caffè+mini dessert) costa 14 euro, altrimenti con una assiette di salumi e meravigliosi formaggi puzzosi accompagnata da un bicchiere di vino si va sempre sul sicuro.

Un altro mercato molto bello da queste parti è il marché de la Bastille, che si anima lungo Boulevard Richard Lenoir il giovedì e la domenica mattina. Con più di cento banchetti, è tra i mercati più grandi di Parigi. Ci troverete frutta e verdura, macellerie, salumieri e formaggiai da ogni angolo di Francia. Quando passavamo a Parigi le vacanze di Natale, mio padre veniva qui alla mattina presto a scegliere le ostriche migliori, che arrivavano nella notte da Bretagna e Normandia. Lo sapevate che le ostriche è bene mangiarle solo nei mesi che non contengono la lettera R (in francese)? Cioè tutti, a parte maggio, giugno, luglio e agosto. Il detto deriva dal fatto che nei mesi estivi il caldo ne ostacolava il trasporto e la conservazione, tanto che nel 1752 un’ordinanza della polizia di Parigi vietò il commercio delle ostriche in estate.

A la Française, 50 rue Léon Frot

A la Française, rue Leon Frot
A la Française, 50 Rue Léon Frot – Paris 11eme

Questo bar me l’ha consigliato mia cugina, che vive a Paris da qualche anno, come il posto branché – cioè fico – del momento: fino a qualche tempo fa era Stephen Martin in persona, premiato nel 2009 come miglior miscelatore di Francia, a preparare i cocktail – anzi i coquetels o, ancora meglio, le boissons mélangées – dietro al bancone. La bottigliera è meravigliosa e particolarissima, dato che usano solo ed esclusivamente alcolici di produzione francese, rivisitando i classici con ingredienti spesso dimenticati e rari, come ad esempio il Suze, un amaro di colore dorato a base di genziane gialle, oppure il Byrrh, un aperitivo a base di vino rosso, mistella e chinino. Col primo abbiamo provato L’Eau Fraîche, a base di Suze, sciroppo alla pesca, gin della Borgogna, acqua tonica e liquore al rosmarino; col secondo la Caïpi Byrrh, una caipirinha con Byrrh e succo di lamponi.

Se si arriva presto si può chiacchierare con i gentilissimi baristi, chiedere delucidazioni sulla lista o fare una piccola degustazione. I prezzi sono onesti perché ha aperto da poco: i cocktail costano dai 6 agli 8 euro e ancora meno durante l’aperitivo. Si mangia anche – mi hanno detto che la tartare è ottima. Buoni vini e birre, rigorosamente francesi.

Robert et Louise, 64 rue Vieille du Temple

Robert et Louise, Rue Vieille du Temple
Robert et Louise, 64 Rue Vieille du Temple – Paris 3eme

Carnivori, questo è il vostro paradiso. Aperto nel 1937, Robert et Louise è un’istituzione nel Marais. Non appena varcata la porta con le tendine a scacchi rossi e bianchi del ristorante si viene catapultati nello spazio e nel tempo, in un angolo di Francia dove la carne viene cotta alla brace nel camino e ci si accomoda a grandi tavoli di legno accanto ad altri commensali. L’atmosfera è conviviale e calda (fin troppo, per chi si siede nei pressi camino: meglio optare per la sala al piano di sotto) e il cibo è eccellente. Noi abbiamo iniziato con le escargots al burro aglio e prezzemolo, continuato con una sontuosa entrecote al sangue e concluso con una crème brûlée perfetta. La carta dei vini è ampia, con rossi da Sud-Ouest, Bourgogne, Languedoc-Roussillon, Bordeaux, valle del Rodano e della Loira.

Una cena goduriosa – ma quello che è successo dopo, quando soddisfatti e con la pancia piena abbiamo risalito le scale pronti ad andarcene, proprio non ce lo aspettavamo. Avevo già mangiato qua, ma solo dopo l’ultima cena ho scoperto che a mezzanotte, una volta sparecchiati i tavoli, la porta viene chiusa a chiave dall’interno e il ristorante si trasforma in una fumosa e allegra confraternita, dove i bicchieri dei pochi eletti che hanno tirato abbastanza tardi da ritrovarsi casualmente o consapevolmente qua dentro continuano a essere riempiti, una bottiglia dopo l’altra, mentre i posacenere si riempiono. Sembra un ritrovo carbonaro, ma con la musica. Nessuno può entrare da fuori e una volta usciti non si rientra più. La coppia di attempati signori che gestisce il locale tiene banco e intrattiene la composita compagnia. Mentre il marito dirigeva una specie di Sarabanda, la moglie ancora col grembiule addosso danzava il twist con un americano altissimo e ammiccava come una diciottenne. Un delirio divertentissimo. Ma non ditelo a nessuno… è un segreto!

Qua si conclude la prima parte del viaggio anti-stereotipi alla scoperta dei sapori di Parigi. Nella prossima puntata, i sapori dal mondo della Parigi multietnica 🙂