Il mio ultimo viaggio a Paris è stato decisamente cibo-centrico e come volevasi dimostrare, a furia di baguettes imburrate a colazione, sono tornata a casa con un paio di chili in più. Non poteva essere altrimenti e tuttavia sono molto felice di aver ceduto alle lusinghe del colesterolo. La scena mangereccia parigina è da sballo, perché davvero si può trovare tutto quello che si desidera – dai panetti di foie gras al lok lak cambogiano – grazie alla varietà di cucine che prosperano in questa grande città multietnica e multiculturale. Et voilà il primo di due itinerari gastronomici parigini scrupolosamente selezionati, l’uno prettamente français e l’altro più esotico, per godere da mattina a sera del maestoso piacere del mangiare e bere bene. NB: sono una fille du Marais, quindi la maggior parte degli indirizzi gravita intorno al 3° arrondissement.
Boulangerie Le Moulin de Rosa, 32 rue de Turenne
Bonjour! Qual modo migliore di iniziare la giornata se non con un pain au chocolat fragrante? Ce ne sono a bizzeffe di panetterie a Parigi, a me piace molto questa boulangerie a due passi da Places des Vosges. L’inebriante profumo del pane appena sfornato vi stordirà con tutta la sua forza e vi costringerà a strafogarvi di croissants burrosi e viennoiserie varie.
Le Marché des Enfants Rouges e il Marché de la Bastille, rue de Bretagne e boulevard Richard Lenoir

Da Rue de Turenne proseguiamo fino a girare a sinistra in Rue de Bretagne, dove si trova l’entrata principale al Marché des Enfants Rouges (l’altra è su rue Charlot). Questo è il mercato coperto più antico di Parigi – pare che sia stato costruito nel 1615 per volere di Luigi XIII – e deve il suo nome alle casacche rosse dei bambini ospitati nell’orfanatrofio che si trovava nei pressi. Il Marché des Enfants Rouges è il cuore vibrante del quartiere, la place du village. Dal martedì alla domenica, qui si ritrovano le elegantissime sciure del Marais per riempire le sporte della spesa di frutta e verdura, carne, pesce, salumi e formaggi (se volete imitarle, occhio ai prezzi! data la zona, è tutto molto caro). E’ piccolo ma molto animato, soprattutto verso mezzogiorno, quando i tavolini tutt’intorno al mercato si riempiono: molti dei banchetti infatti offrono la possibilità di mangiare sul posto e la scelta è ampia, tra specialità francesi, marocchine, italiane, libanesi, giapponesi. Il mio preferito è il Traiteur Marocain, che prepara delle tajine eccezionali e relativamente a buon prezzo. L’altro indirizzo imperdibile è l’Estaminet des Enfants Rouges, a mio parere uno dei bistrot migliori del quartiere. Come in ogni bistrot che si rispetti, la lavagna all’entrata illustra i tre o quattro piatti del giorno – sempre particolari e preparati con ingredienti freschissimi del territorio. La formule expresse midi (plat du jour+caffè+mini dessert) costa 14 euro, altrimenti con una assiette di salumi e meravigliosi formaggi puzzosi accompagnata da un bicchiere di vino si va sempre sul sicuro.
Un altro mercato molto bello da queste parti è il marché de la Bastille, che si anima lungo Boulevard Richard Lenoir il giovedì e la domenica mattina. Con più di cento banchetti, è tra i mercati più grandi di Parigi. Ci troverete frutta e verdura, macellerie, salumieri e formaggiai da ogni angolo di Francia. Quando passavamo a Parigi le vacanze di Natale, mio padre veniva qui alla mattina presto a scegliere le ostriche migliori, che arrivavano nella notte da Bretagna e Normandia. Lo sapevate che le ostriche è bene mangiarle solo nei mesi che non contengono la lettera R (in francese)? Cioè tutti, a parte maggio, giugno, luglio e agosto. Il detto deriva dal fatto che nei mesi estivi il caldo ne ostacolava il trasporto e la conservazione, tanto che nel 1752 un’ordinanza della polizia di Parigi vietò il commercio delle ostriche in estate.
A la Française, 50 rue Léon Frot

Questo bar me l’ha consigliato mia cugina, che vive a Paris da qualche anno, come il posto branché – cioè fico – del momento: fino a qualche tempo fa era Stephen Martin in persona, premiato nel 2009 come miglior miscelatore di Francia, a preparare i cocktail – anzi i coquetels o, ancora meglio, le boissons mélangées – dietro al bancone. La bottigliera è meravigliosa e particolarissima, dato che usano solo ed esclusivamente alcolici di produzione francese, rivisitando i classici con ingredienti spesso dimenticati e rari, come ad esempio il Suze, un amaro di colore dorato a base di genziane gialle, oppure il Byrrh, un aperitivo a base di vino rosso, mistella e chinino. Col primo abbiamo provato L’Eau Fraîche, a base di Suze, sciroppo alla pesca, gin della Borgogna, acqua tonica e liquore al rosmarino; col secondo la Caïpi Byrrh, una caipirinha con Byrrh e succo di lamponi.
Se si arriva presto si può chiacchierare con i gentilissimi baristi, chiedere delucidazioni sulla lista o fare una piccola degustazione. I prezzi sono onesti perché ha aperto da poco: i cocktail costano dai 6 agli 8 euro e ancora meno durante l’aperitivo. Si mangia anche – mi hanno detto che la tartare è ottima. Buoni vini e birre, rigorosamente francesi.
Robert et Louise, 64 rue Vieille du Temple

Carnivori, questo è il vostro paradiso. Aperto nel 1937, Robert et Louise è un’istituzione nel Marais. Non appena varcata la porta con le tendine a scacchi rossi e bianchi del ristorante si viene catapultati nello spazio e nel tempo, in un angolo di Francia dove la carne viene cotta alla brace nel camino e ci si accomoda a grandi tavoli di legno accanto ad altri commensali. L’atmosfera è conviviale e calda (fin troppo, per chi si siede nei pressi camino: meglio optare per la sala al piano di sotto) e il cibo è eccellente. Noi abbiamo iniziato con le escargots al burro aglio e prezzemolo, continuato con una sontuosa entrecote al sangue e concluso con una crème brûlée perfetta. La carta dei vini è ampia, con rossi da Sud-Ouest, Bourgogne, Languedoc-Roussillon, Bordeaux, valle del Rodano e della Loira.
Una cena goduriosa – ma quello che è successo dopo, quando soddisfatti e con la pancia piena abbiamo risalito le scale pronti ad andarcene, proprio non ce lo aspettavamo. Avevo già mangiato qua, ma solo dopo l’ultima cena ho scoperto che a mezzanotte, una volta sparecchiati i tavoli, la porta viene chiusa a chiave dall’interno e il ristorante si trasforma in una fumosa e allegra confraternita, dove i bicchieri dei pochi eletti che hanno tirato abbastanza tardi da ritrovarsi casualmente o consapevolmente qua dentro continuano a essere riempiti, una bottiglia dopo l’altra, mentre i posacenere si riempiono. Sembra un ritrovo carbonaro, ma con la musica. Nessuno può entrare da fuori e una volta usciti non si rientra più. La coppia di attempati signori che gestisce il locale tiene banco e intrattiene la composita compagnia. Mentre il marito dirigeva una specie di Sarabanda, la moglie ancora col grembiule addosso danzava il twist con un americano altissimo e ammiccava come una diciottenne. Un delirio divertentissimo. Ma non ditelo a nessuno… è un segreto!
Qua si conclude la prima parte del viaggio anti-stereotipi alla scoperta dei sapori di Parigi. Nella prossima puntata, i sapori dal mondo della Parigi multietnica 🙂
[…] tajine posso consigliare il Traiteur Marocain del Marché des Enfants Rouge, di cui ho parlato nel post precedente), ma, se passate da queste parti, dovete assolutamente fermarvi per il tempo di un […]