Geografie letterarie

Questo libro, oltre che un’insonnia, è un viaggio. L’insonnia appartiene a chi ha scritto il libro, il viaggio a chi lo fece. Tuttavia, dato che anche a me è capitato di percorrere gli stessi luoghi che il protagonista di questa vicenda ha percorso, mi è parso opportuno fornire di essi un breve indice. Non so bene se a ciò ha contribuito l’illusione che un repertorio topografico, con la forza che il reale possiede, potesse dare luce a questo Notturno in cui si cerca un’ombra; oppure l’irragionevole congettura che un qualche amante di percorsi incongrui potesse un giorno utilizzarlo come guida.

Antonio Tabucchi, Nota a Notturno indiano, prima edizione Sellerio 1984.

Il rapporto tra i luoghi e la loro rappresentazione letteraria mi ha sempre incuriosito molto. Ad esempio, nel Notturno indiano, il narratore viaggia pigramente tra luoghi topograficamente esatti e individuati, soggiorna in un lussuoso hotel di Bombay, fa tappa in un sudicio bordello, intrattiene conversazioni filosofiche su un treno diretto a Madras, cammina sulle spiagge di Goa. 

Eppure sono luoghi trasfigurati, mitici, traboccanti di significato. Più banalmente e senza scomodare la letteratura, ogni luogo, quando viene raccontato, diviene il racconto che di esso offriamo, attraverso il filtro del nostro vissuto o della nostra interpretazione. 

Viaggiare è una questione fortemente personale, che lascia molto poco spazio a giudizi oggettivi: ma anche il racconto più personale e il percorso più incongruo possono servire da traccia  ad altri viaggiatori in cerca di suggestioni.

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